LO SAI CHE...
Convegno su “Educazione e Territorio” nel Castello di Itri, dove si sono dati appuntamento gli amministratori dei comuni del Lazio, i dirigenti e i docenti delle Scuole del Lazio, i rappresentanti del mondo delle imprese e del sindacato, le associazioni e gli enti laici e religiosi che hanno a cuore l’educazione e la formazione dei giovani.
Ne hanno parlato al tavolo organizzato dall’Associazione dei formatori italiani (AIF) del settore scuola. Infatti erano presenti: il presidente dell’AIF Lazio, Stefano Panzarani e i due referenti del Settore Scuola dell’AIF Lazio, Renato Di Gregorio e Maria Ausilia Mancini.
Il sindaco di Itri, Giovanni Agresti e il sindaco di Morolo, Massimo Silvestri, rispettivamente presidenti dell’Associazione dei Comuni della provincia di Latina (SER.A.L.) e della provincia di Frosinone (SER.A.F.) hanno dichiarato le loro politiche nei riguardi dei giovani e illustrato i protocolli d’intesa stipulati con i dirigenti scolastici delle scuole e i tanti progetti avviati assieme.
Il prof. Giovanni Costanzo, dirigente della scuola media statale di Itri, in rappresentanza delle Scuole firmatarie del protocollo d’intesa con SER.A.L. ha rappresentato le esperienze maturate alla luce di questa nuova politica di cooperazione interistituzionale, prendendo a riferimento il caso del progetto ORCHIDEA, finanziato dalla Provincia di Latina , da SER.A.L. e dalle stesse Scuole, per affrontare temi cruciali quali l’integrazione dei ragazzi stranieri, la dispersione scolastica, l’educazione civica, l’orientamento e la stessa formazione dei docenti.
Proprio la formazione è stato l’argomento centrale del Convegno e le esperienze sono servite solo per animare un dibattito costruttivo al riguardo. Le domande di fondo sono state infatti: come integrare le varie organizzazioni che si occupano di educazione e formazione dei giovani e quale formazione realizzare per coloro che in esse operano, pur con ruoli di versi.
Al dibattito hanno partecipato: la segreteria dell’Assessore della Regione Lazio ( Silvia Costa) : dott.ssa: Susanna Bacci, ERFAP Lazio: dott. Franco Dore, Università “Sapienza di Roma”: prof.ssa Ivetta Ivaldi, Segretario provinciale CGIL (Latina) : Salvatore D’Incertopadre, Consigliere nazionale dell’azione cattolica italiana e membro del laboratorio nazionale della formazione: prof. Gianfranco Agosti, Studio Staff: dott. Silvano Del Lungo, il prof Erasmo Coccoluto del Nautico di Gaeta, il prof. Marco Campani, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Lenola, il dott. Renato Di Gregorio presidente dell’Istituto di Ricerca sulla Formazione Intervento.
Le conclusioni de Convegno sono ricche di suggerimenti per orientare le iniziative dei prossimi mesi.
Innanzi tutto è stato confermata la necessita di continuare e ulteriormente sviluppare la formazione per docenti e dirigenti scolastici affinché sappiano meglio rispondere alle nuove esigenze che si esprimono nel contesto scolastico, ma che hanno origine nei cambiamenti avvenuti nella società. Il dibattito ha però confermato che i programmi dovranno essere differenziati per ruolo e per tipologia di scuola. I dirigenti scolastici dovranno poter attingere ad una formazione diversa dai docenti e diversa a seconda del grado di Scuola nella quale operano. Nelle scuole primarie la loro attenzione è sull’apprendimento dei ragazzi, nelle secondarie è sulla integrazione tra le diverse materie, nelle superiori è sulla capacità di interpretare le esigenze del mercato del lavoro e, come nel caso illustrato dall’Istituto nautico di Gaeta, addirittura di influenzarlo.
Per questa formazione, tutti hanno convenuto che è opportuno costituire una struttura istituzionale che si occupi di formare le persone che escono dall’Università ed entrano nella Scuola, ma che lo faccia non come le exSIS che rinforzavano le conoscenze disciplinari, ma come le scuole di management che si preoccupano di migliorare l’esercizio di ruolo.
Nel periodo contingente è però anche opportuno continuare a sviluppare una formazione ad hoc utilizzando le pieghe dei finanziamenti pubblici abbastanza cospicui e ricorrenti uniti ai fondi di Istituto, ma secondo una strategia di lungo respiro da perseguire con tenacia e continuità nel tempo.
Interventi saltuari, su tematiche o tecniche diversificate, non strettamente collegate al ruolo da esercitare e al processo da gestire risultano inefficaci e a volte addirittura controproducenti, ma soprattutto limitati ad interessi individuali e non valevoli per l’organizzazione Scuola.
Altra conclusione importante emersa dal convegno/studio è stata la necessità di rivedere il concetto di fondo che sta a presidio dell’insegnamento. Oggi ogni insegnante gode dell’autonomia didattica in virtù di una norma costituzionale. Ciò limita la possibilità di chi gestisce una organizzazione come la Scuola o come l’Università di intervenire sui docenti e migliorare il processo didattico che egli usa e quindi la sua efficacia e limita l’azione di integrazione tra gli insegnamenti ai fini del lavoro che invece bisogna fare per sviluppare “le competenze” degli studenti, che per loro natura sono necessariamente trasversali alle discipline anche se ne traggono alimento.
Si è pure convenuto sulla opportunità di sviluppare programmi formativi che coinvolgano anche i funzionari degli enti locali che ancora oggi si occupano della scuola solo come struttura di servizio e non come alleato per intervenire in modo congiunto sui problemi dei giovani cittadini e sulla loro educazione.
A proposito poi dei metodi di formazione da utilizzare, è stata molto apprezzata la metodologia di Renato Di Gregorio sulla formazione interventoâ, ampiamente sperimentata e applicata nelle scuole e nei comuni che erano presenti. Essa consente alle persone che la usano di realizzare dei progetti che consentono di intervenire sulle criticità e di superarle e di utilizzare questo impegno progettuale come occasione di apprendimento. La metodologia risulta ancora più efficace se applicata su un territorio circoscritto come quello di un’associazione di comuni, perché consente di far cooperare le persone di più organizzazioni che vi operano al fine di sviluppare iniziative integrate e coerenti, sui problemi che avvertono, ad esempio i giovani, e che meritano un’attenzione dell’intera comunità.
Un’altra metodologia molto interessante presentata al convegno è quella dell’Azione Cattolica che ha come fondamento la formazione continua dei suoi soci e che si occupa da sempre dei processi educativi e del loro continuo miglioramento, in quanto l’Associazione ha sempre utilizzato progetti formativi utilizzando metodologie adeguate, di cui il prof Agosti, ha citato ad esempio quella dell’ACR (azione cattolica dei ragazzi) che è stata la prima del post-Concilio e denominata “catechesi esperienziale” . Attualmente l’Associazione ha istituito il laboratorio nazionale della formazione e stanno nascendo in tutte le diocesi italiane i laboratori diocesani. Questa scelta consente di dare ai territori la possibilità di rileggere il percorso formativo nazionale restando fedeli al metodo, ma valorizzando le distintività di ciascun territorio.
Entrambe le metodologie lavorano cercando di attivare integrazioni e sinergie tra gli attori del territorio per risultare più efficaci nei processi di educazione e di formazione delle persone ed entrambe seguono una strategia basata sui valori dell’uomo e della sua centralità.
Gli invitati hanno animato un vivace dibattito che sarà reso in buona pubblico sul portale web delle due Associazioni ( www.associazioneseral.it e www.associazioneseraf.it).
Nell’intervallo del pasto gli invitati hanno potuto visitare il Museo del Brigantaggio che si trova ad Itri ed è ricco di storia e costumi dell’epoca del brigante Michele Pezza, denominato “fra Diavolo da Napoleone e gustare i prodotti locali gentilmente offerti dai produttori locali delle due province, dalla Proloco di Itri e da alcuni sponsor specifici, tra cui il Centro Italia Marmi, la cantina dei Terenzi di Serrone e dei Sant’Andrea di San Felice Circeo.
Ne hanno parlato al tavolo organizzato dall’Associazione dei formatori italiani (AIF) del settore scuola. Infatti erano presenti: il presidente dell’AIF Lazio, Stefano Panzarani e i due referenti del Settore Scuola dell’AIF Lazio, Renato Di Gregorio e Maria Ausilia Mancini.
Il sindaco di Itri, Giovanni Agresti e il sindaco di Morolo, Massimo Silvestri, rispettivamente presidenti dell’Associazione dei Comuni della provincia di Latina (SER.A.L.) e della provincia di Frosinone (SER.A.F.) hanno dichiarato le loro politiche nei riguardi dei giovani e illustrato i protocolli d’intesa stipulati con i dirigenti scolastici delle scuole e i tanti progetti avviati assieme.
Il prof. Giovanni Costanzo, dirigente della scuola media statale di Itri, in rappresentanza delle Scuole firmatarie del protocollo d’intesa con SER.A.L. ha rappresentato le esperienze maturate alla luce di questa nuova politica di cooperazione interistituzionale, prendendo a riferimento il caso del progetto ORCHIDEA, finanziato dalla Provincia di Latina , da SER.A.L. e dalle stesse Scuole, per affrontare temi cruciali quali l’integrazione dei ragazzi stranieri, la dispersione scolastica, l’educazione civica, l’orientamento e la stessa formazione dei docenti.
Proprio la formazione è stato l’argomento centrale del Convegno e le esperienze sono servite solo per animare un dibattito costruttivo al riguardo. Le domande di fondo sono state infatti: come integrare le varie organizzazioni che si occupano di educazione e formazione dei giovani e quale formazione realizzare per coloro che in esse operano, pur con ruoli di versi.
Al dibattito hanno partecipato: la segreteria dell’Assessore della Regione Lazio ( Silvia Costa) : dott.ssa: Susanna Bacci, ERFAP Lazio: dott. Franco Dore, Università “Sapienza di Roma”: prof.ssa Ivetta Ivaldi, Segretario provinciale CGIL (Latina) : Salvatore D’Incertopadre, Consigliere nazionale dell’azione cattolica italiana e membro del laboratorio nazionale della formazione: prof. Gianfranco Agosti, Studio Staff: dott. Silvano Del Lungo, il prof Erasmo Coccoluto del Nautico di Gaeta, il prof. Marco Campani, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Lenola, il dott. Renato Di Gregorio presidente dell’Istituto di Ricerca sulla Formazione Intervento.
Le conclusioni de Convegno sono ricche di suggerimenti per orientare le iniziative dei prossimi mesi.
Innanzi tutto è stato confermata la necessita di continuare e ulteriormente sviluppare la formazione per docenti e dirigenti scolastici affinché sappiano meglio rispondere alle nuove esigenze che si esprimono nel contesto scolastico, ma che hanno origine nei cambiamenti avvenuti nella società. Il dibattito ha però confermato che i programmi dovranno essere differenziati per ruolo e per tipologia di scuola. I dirigenti scolastici dovranno poter attingere ad una formazione diversa dai docenti e diversa a seconda del grado di Scuola nella quale operano. Nelle scuole primarie la loro attenzione è sull’apprendimento dei ragazzi, nelle secondarie è sulla integrazione tra le diverse materie, nelle superiori è sulla capacità di interpretare le esigenze del mercato del lavoro e, come nel caso illustrato dall’Istituto nautico di Gaeta, addirittura di influenzarlo.
Per questa formazione, tutti hanno convenuto che è opportuno costituire una struttura istituzionale che si occupi di formare le persone che escono dall’Università ed entrano nella Scuola, ma che lo faccia non come le exSIS che rinforzavano le conoscenze disciplinari, ma come le scuole di management che si preoccupano di migliorare l’esercizio di ruolo.
Nel periodo contingente è però anche opportuno continuare a sviluppare una formazione ad hoc utilizzando le pieghe dei finanziamenti pubblici abbastanza cospicui e ricorrenti uniti ai fondi di Istituto, ma secondo una strategia di lungo respiro da perseguire con tenacia e continuità nel tempo.
Interventi saltuari, su tematiche o tecniche diversificate, non strettamente collegate al ruolo da esercitare e al processo da gestire risultano inefficaci e a volte addirittura controproducenti, ma soprattutto limitati ad interessi individuali e non valevoli per l’organizzazione Scuola.
Altra conclusione importante emersa dal convegno/studio è stata la necessità di rivedere il concetto di fondo che sta a presidio dell’insegnamento. Oggi ogni insegnante gode dell’autonomia didattica in virtù di una norma costituzionale. Ciò limita la possibilità di chi gestisce una organizzazione come la Scuola o come l’Università di intervenire sui docenti e migliorare il processo didattico che egli usa e quindi la sua efficacia e limita l’azione di integrazione tra gli insegnamenti ai fini del lavoro che invece bisogna fare per sviluppare “le competenze” degli studenti, che per loro natura sono necessariamente trasversali alle discipline anche se ne traggono alimento.
Si è pure convenuto sulla opportunità di sviluppare programmi formativi che coinvolgano anche i funzionari degli enti locali che ancora oggi si occupano della scuola solo come struttura di servizio e non come alleato per intervenire in modo congiunto sui problemi dei giovani cittadini e sulla loro educazione.
A proposito poi dei metodi di formazione da utilizzare, è stata molto apprezzata la metodologia di Renato Di Gregorio sulla formazione interventoâ, ampiamente sperimentata e applicata nelle scuole e nei comuni che erano presenti. Essa consente alle persone che la usano di realizzare dei progetti che consentono di intervenire sulle criticità e di superarle e di utilizzare questo impegno progettuale come occasione di apprendimento. La metodologia risulta ancora più efficace se applicata su un territorio circoscritto come quello di un’associazione di comuni, perché consente di far cooperare le persone di più organizzazioni che vi operano al fine di sviluppare iniziative integrate e coerenti, sui problemi che avvertono, ad esempio i giovani, e che meritano un’attenzione dell’intera comunità.
Un’altra metodologia molto interessante presentata al convegno è quella dell’Azione Cattolica che ha come fondamento la formazione continua dei suoi soci e che si occupa da sempre dei processi educativi e del loro continuo miglioramento, in quanto l’Associazione ha sempre utilizzato progetti formativi utilizzando metodologie adeguate, di cui il prof Agosti, ha citato ad esempio quella dell’ACR (azione cattolica dei ragazzi) che è stata la prima del post-Concilio e denominata “catechesi esperienziale” . Attualmente l’Associazione ha istituito il laboratorio nazionale della formazione e stanno nascendo in tutte le diocesi italiane i laboratori diocesani. Questa scelta consente di dare ai territori la possibilità di rileggere il percorso formativo nazionale restando fedeli al metodo, ma valorizzando le distintività di ciascun territorio.
Entrambe le metodologie lavorano cercando di attivare integrazioni e sinergie tra gli attori del territorio per risultare più efficaci nei processi di educazione e di formazione delle persone ed entrambe seguono una strategia basata sui valori dell’uomo e della sua centralità.
Gli invitati hanno animato un vivace dibattito che sarà reso in buona pubblico sul portale web delle due Associazioni ( www.associazioneseral.it e www.associazioneseraf.it).
Nell’intervallo del pasto gli invitati hanno potuto visitare il Museo del Brigantaggio che si trova ad Itri ed è ricco di storia e costumi dell’epoca del brigante Michele Pezza, denominato “fra Diavolo da Napoleone e gustare i prodotti locali gentilmente offerti dai produttori locali delle due province, dalla Proloco di Itri e da alcuni sponsor specifici, tra cui il Centro Italia Marmi, la cantina dei Terenzi di Serrone e dei Sant’Andrea di San Felice Circeo.
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