LO SAI CHE...
Libro “ UNA STATUA – DUE STORIE – SAN MASSIMO MARTIRE DI ROMA E SAN MASSIMO LEVITA E MARTIRE D’AVEIA “
(Stralci dal libro) a cura di
Giuseppe Papi
“Scrivere la storia di un santo è una materia articolata, non semplice da realizzare. Accanto alla dimensione religiosa, l’agiografia coinvolge aspetti giuridici, storici, archeologici, antropologici e culturali.
I nomi dei martiri e dei santi, già dai primi secoli d.C., erano elencati nei molteplici martirologi, nella maggior parte andati persi. Il documento agiografico romano più antico è la Depositio martyrum. Di enorme valore sono le opere di Eusebio di Cesarea della seconda metà del III secolo : la "Collezione degli antichi Martiri", sfortunatamente andata distrutta e la "Storia ecclesiastica", in 10 libri, che percorre l’evoluzione del cristianesimo dei primi secoli.
Il Martyrologium Hieronymianum (Martirologio geronimiano) composto tra il 431 ed il 450, costituisce il più antico catalogo di martiri cristiani della Chiesa latina pervenuto. L'artefice del martirologio geronimiano è un anonimo del V secolo, vissuto fra Milano e Aquileia che utilizzò, come fonte basilare, un martirologio siriaco del IV (forse il Martirologio di Nicomedia, redatto fra il 360 e il 411) ma si avvalse anche del Calendario di Filocalo (354) e di un martirologio africano. Se ne hanno due recensioni: quella italica, a uso liturgico, e quella gallicana, nata sul finire del VI secolo, che ebbe ampia espansione nelle diverse province della Francia.
Un importante documento è anche il “Notitia Oleorum”, consistente in un elenco dei martiri che annotò un tal Giovanni, durante il pontificato di papa Gregorio I Magno (590-604)
Occorre non dimenticare i martirologi storici di Beda (735), di Usuardo (865) e di Adone (875)
Ulteriore importantissimo martirologio è quello romano (Martyrologium Romanum), corretto dal cardinale Cesare Baronio e pubblicato in Roma nel 1586 con l’approvazione di Papa Gregorio XIII. In esso, sintesi dei vari elenchi, notizie e martirologi precedenti, trovano posto tutti i santi e i beati riconosciuti come tali dall'autorità della Chiesa cattolica. Il martirologio è stato oggetto, durante i secoli, di varie revisioni; si ricordano quelle di Benedetto XIV nel 1748, di Pio X nel 1913 e dei Bollandisti nel 1940.
I martiri erano e sono venerati, soprattutto, attraverso le reliquie.”
Prefazione di Padre Miguel Tuch e del sindaco Orazio Balzarani
“Sono trascorsi 1760 anni dal martirio del nostro protettore San Massimo.
E’ un momento toccante per la comunità cristiana di Roccasecca dei Volsci. Sin dagli inizi del cristianesimo, la Chiesa ha considerato il martirio il gesto sublime di amore verso Dio. Riesaminare l’ideale del martirio, nella sua forma originaria, è lo scopo di questa ricerca condotta da Peppino, tramite l’ausilio di preziosi ed antichi documenti archivistici.
“Sono cristiano”; è la risposta data ai persecutori che dovevano eseguire la condanna a morte del discepolo. “
“I cristiani, sin dalle origini e come accade tuttora, vengono picchiati a sangue, umiliati ed uccisi per la loro fede in Dio.
Questi martiri di oggi sono legati ai martiri di ieri, nel nome di Cristo, crocifisso sulla Croce, strumento del suo estremo sacrificio.
Ma Gesù con la sua Resurrezione ha sconfitto il peccato.”
“Oltre al messaggio cristiano, il libro offre una lettura sulla storia e sulla tradizione del culto di San Massimo martire a Roccasecca dei Volsci a partire dalla metà del 1600. Offre anche spunti sugli errori agiografici avvenuti nel XIX secolo, abbinando in una statua due storie di santi: San Massimo Martire di Roma e San Massimo Levita e Martire dell’Aquila.
Ovviamente, tutta la comunità cristiana e civile accoglie di buon grado questo inatteso “doppione”; ambedue i santi, saranno i protettori della nostra comunità e dal loro martirio ci ispireremo per un futuro di grazia.”
Stefano Pagliaroli
Presidente del “Centro Studi Fossanovesi”
“A questo proposito, credo sia un grande merito di Giuseppe Papi quello di aver affrontato un argomento ‘scottante’ come la confusione, prodottasi nel corso dell’Ottocento a Roccasecca, del culto dell’antichissimo martire romano san Massimo, celebrato a partire dal 1652, con quello, più conosciuto, dell’aquilano san Massimo Levita (contaminata propaggine generatasi nel tardo medioevo negli ambienti della giovane diocesi de L’Aquila, quando la redazione di una vecchia leggenda asiatica del martire fu mutata e ricucita attorno alla falsificazione di un diploma imperiale ottoniano, certo allo scopo di conferire un blasone di veneranda antichità alla giovane civitas episcopale che ne era del tutto priva).
Libro “ UNA STATUA – DUE STORIE – SAN MASSIMO MARTIRE DI ROMA E SAN MASSIMO LEVITA E MARTIRE D’AVEIA “
(Stralci dal libro) a cura di
Giuseppe Papi
“Scrivere la storia di un santo è una materia articolata, non semplice da realizzare. Accanto alla dimensione religiosa, l’agiografia coinvolge aspetti giuridici, storici, archeologici, antropologici e culturali.
I nomi dei martiri e dei santi, già dai primi secoli d.C., erano elencati nei molteplici martirologi, nella maggior parte andati persi. Il documento agiografico romano più antico è la Depositio martyrum. Di enorme valore sono le opere di Eusebio di Cesarea della seconda metà del III secolo : la "Collezione degli antichi Martiri", sfortunatamente andata distrutta e la "Storia ecclesiastica", in 10 libri, che percorre l’evoluzione del cristianesimo dei primi secoli.
Il Martyrologium Hieronymianum (Martirologio geronimiano) composto tra il 431 ed il 450, costituisce il più antico catalogo di martiri cristiani della Chiesa latina pervenuto. L'artefice del martirologio geronimiano è un anonimo del V secolo, vissuto fra Milano e Aquileia che utilizzò, come fonte basilare, un martirologio siriaco del IV (forse il Martirologio di Nicomedia, redatto fra il 360 e il 411) ma si avvalse anche del Calendario di Filocalo (354) e di un martirologio africano. Se ne hanno due recensioni: quella italica, a uso liturgico, e quella gallicana, nata sul finire del VI secolo, che ebbe ampia espansione nelle diverse province della Francia.
Un importante documento è anche il “Notitia Oleorum”, consistente in un elenco dei martiri che annotò un tal Giovanni, durante il pontificato di papa Gregorio I Magno (590-604)
Occorre non dimenticare i martirologi storici di Beda (735), di Usuardo (865) e di Adone (875)
Ulteriore importantissimo martirologio è quello romano (Martyrologium Romanum), corretto dal cardinale Cesare Baronio e pubblicato in Roma nel 1586 con l’approvazione di Papa Gregorio XIII. In esso, sintesi dei vari elenchi, notizie e martirologi precedenti, trovano posto tutti i santi e i beati riconosciuti come tali dall'autorità della Chiesa cattolica. Il martirologio è stato oggetto, durante i secoli, di varie revisioni; si ricordano quelle di Benedetto XIV nel 1748, di Pio X nel 1913 e dei Bollandisti nel 1940.
I martiri erano e sono venerati, soprattutto, attraverso le reliquie.”
Prefazione di Padre Miguel Tuch e del sindaco Orazio Balzarani
“Sono trascorsi 1760 anni dal martirio del nostro protettore San Massimo.
E’ un momento toccante per la comunità cristiana di Roccasecca dei Volsci. Sin dagli inizi del cristianesimo, la Chiesa ha considerato il martirio il gesto sublime di amore verso Dio. Riesaminare l’ideale del martirio, nella sua forma originaria, è lo scopo di questa ricerca condotta da Peppino, tramite l’ausilio di preziosi ed antichi documenti archivistici.
“Sono cristiano”; è la risposta data ai persecutori che dovevano eseguire la condanna a morte del discepolo. “
“I cristiani, sin dalle origini e come accade tuttora, vengono picchiati a sangue, umiliati ed uccisi per la loro fede in Dio.
Questi martiri di oggi sono legati ai martiri di ieri, nel nome di Cristo, crocifisso sulla Croce, strumento del suo estremo sacrificio.
Ma Gesù con la sua Resurrezione ha sconfitto il peccato.”
“Oltre al messaggio cristiano, il libro offre una lettura sulla storia e sulla tradizione del culto di San Massimo martire a Roccasecca dei Volsci a partire dalla metà del 1600. Offre anche spunti sugli errori agiografici avvenuti nel XIX secolo, abbinando in una statua due storie di santi: San Massimo Martire di Roma e San Massimo Levita e Martire dell’Aquila.
Ovviamente, tutta la comunità cristiana e civile accoglie di buon grado questo inatteso “doppione”; ambedue i santi, saranno i protettori della nostra comunità e dal loro martirio ci ispireremo per un futuro di grazia.”
Stefano Pagliaroli
Presidente del “Centro Studi Fossanovesi”
“A questo proposito, credo sia un grande merito di Giuseppe Papi quello di aver affrontato un argomento ‘scottante’ come la confusione, prodottasi nel corso dell’Ottocento a Roccasecca, del culto dell’antichissimo martire romano san Massimo, celebrato a partire dal 1652, con quello, più conosciuto, dell’aquilano san Massimo Levita (contaminata propaggine generatasi nel tardo medioevo negli ambienti della giovane diocesi de L’Aquila, quando la redazione di una vecchia leggenda asiatica del martire fu mutata e ricucita attorno alla falsificazione di un diploma imperiale ottoniano, certo allo scopo di conferire un blasone di veneranda antichità alla giovane civitas episcopale che ne era del tutto priva).
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