ROMA(Camera Deputati),Francesco Crispi visto da Graziosetto

Nella Biblioteca della Camera dei Deputati (Sala del Refettorio) sono stati presentati - il giorno 7 dicembre - i volumi di Michele Graziosetto, Francesco Crispi. La religione della Patria nella stagione del Trasformismo (prefazione di Ennio Di Nolfo, editore Rubbettino 2011 ) e Trasformazione Trasformismo o Transumanza? (con altri brevi saggi), prefazione di Gaetano Quagliariello, editore Rubbettino 2010. Lo scrittore Graziosetto (che è stato Dirigente scolastico nei Licei (Piemonte, Lazio e con un periodo a Lille, in Francia), è eclettica figura di intellettuale, ricercatore, romanziere e poeta. I due volumi, ( presentati anche a Bari e Bitonto ) rappresentano una circostanziata indagine sul periodo di formazione dello Stato unitario, con i suoi nodi politici e i suoi problemi sociali e civili. L'Autore esamina diacronicamente il termine trasformismo (da non confondersi con il connubio cavouriano) nel faticoso processo unitario, chiarendo che esso - diventato una categoria storica - presenta vari e diversi significati, ma che non può essere traslato in periodi diversi da quello in cui come progetto politico andò a realizzarsi nella logica dei suoi demiurghi di turno (Depretis, Crispi, Giolitti e lo stesso Mussolini), solo per citare coloro che - più di altri per i tempi di permanenza al potere - abusarono dei metodi propri del trasformismo (utilizzazione delle risorse dello Stato come merce di scambio, cooptazione della burocrazia e/o sua strumentalizzazione, fedeltà monarchica, patriottismo nell'accezione di Patria forte e potente nel consesso europeo, ristretto suffragio elettorale, emarginazione dal potere di cattolici e socialisti e frange di estrema radicale). Perciò l'Autore privilegia l'uso storiografico del termine nell'ambito di un ristretto periodo storico, ritenendolo non giustificabile e spendibile soprattutto dopo la sconfitta militare e la nascita della Repubblica, quando tutti i cittadini divennero protagonisti della nuova storia del Paese, grazie al diritto di voto, sia per gli uomini che per le donne. Quindi, il lemma trasformismo, (dall'espressione trasformazione pronunciata da Agostino Depretis, l’8 ottobre del 1876), storicamente finisce il 2 giugno 1946, che mette fine al momento storico in cui il corpo elettorale era ‘elitario e ristretto'. Per la prima volta- il 2 giugno - tutti sono legittimati a esprimere la propria opinione. Il volume comprende una serie di interessanti saggi su più temi storiografico-politici: Crispi, Giolitti, Fedele, Gobetti, I rapporti tra Chiesa e Stato tra ‘800 e ‘900, con recensioni su testi di Gaetano Quagliarello (“Cattolici, Pacifisti, Teocon. Chiesa e politica in Italia dopo la caduta del muro”), di Agostino Giovagnoli ( “ Il caso Moro. Una tragedia repubblicana ” ) e di Sandro Fontana (“I grandi protagonisti del Popolarismo Italiano: Sturzo, De Gasperi, Moro”).Il volume su Francesco Crispi - come è stato sottolineato più volte dai relatori Ernesto Galli della Loggia, Agostino Giovagnoli e Aldo Giovanni Ricci - è una interessante e felice ricostruzione del personaggio siciliano che da rivoluzionario - in una progressiva gradualità - diventa prima monarchico e poi irruente accusatore dei metodi trasformistici e della fiacchezza dell'azione politica di Agostino Depretis, poi suo alleato. In quest'ultima fase Crispi - divenuto presidente del Consiglio, ministro dell'Interno e degli Esteri - ritiene che il trasformismo depretisino (inteso come un incesto parlamentare) sia uno strumento necessario per coagulare tutte le forze parlamentari per la costruzione - intorno alla sua persona - di uno Stato potente militarmente (e soprattutto efficiente), di qui il significato di religione della Patria, difensore delle sue sacre prerogative e fustigatore dei suoi nemici (cioè socialisti, cattolici e anarchici). Per la grandezza della Patria non "esistono più partiti". La mancata soluzione dei problemi sociali e l'ingorgo coloniale e istituzionale (si disse che Crispi giunse alle soglie della dittatura) fecero esplodere il fragile meccanismo creato con il trasformismo. Infatti la sconfitta africana di Adua nel 1896 mise fine all'esperimento crispino, mentre in quel decennio centinaia di migliaia di emigranti (giovani e analfabeti per lo più) lasciarono il Paese senza farvi più ritorno. Federico Galterio

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